Ho dormito a lungo e sognato molti sogni: molti sogni agitati e molti sogni in cui volavo, in cui affogavo, chiamavamo il tuo nome o mi perdevo; molti sogni da solo e molti sogni insieme a te. Ora è tempo di svegliarsi. Sono le parole con cui si conclude Sleep, and I Will Sing, il nuovo album dei Motorama. Ma il tono di Vladislav Parshin non sembra di trionfo o più combattivo del solito. C’è invece molta serenità in questa canzone, così come nel resto del disco, quella che probabilmente si prova dopo avere raggiunto una nuova e limpida consapevolezza. Poco prima, il ritornello di Unknown aveva cantato la fine delle incertezze e della paura dell'ignoto: è come avere scoperto il terzo lato della medaglia, e l’esercizio di vivere è ciò che ci tiene in vita.
Il nuovo album della band di Rostov On Don racconta una nuova pace, la conquista di un punto di vista più elevato (“Clear sky, a quiet beauty / Cold magic on this side of the Earth”) e che si sforza di trascendere i giudizi e le meschine barriere del tempo, “il nostro caleidoscopio di vittorie ed errori”.
Questo atteggiamento trova un riflesso perfetto nei suoni e nella scrittura dell'album: il post-punk dei Motorama si sgancia dai riferimenti più scontati e si trasforma sempre più in un dream pop che, per quanto sostenuto spesso da ritmi incalzanti e magnificamente vorticosi, riesce a essere luminoso e disteso, in una parola direi terso, come uno sconfinato cielo di quel Nord da cui il trio proviene. Quel flauto in Next To Me oppure le tenui jangling guitars della clamorosa Two Sunny Days (“Repetitive melodies at work again / In search for the sound, in search for the name”), come quei diffusi ma quasi trasparenti arrangiamenti di synth un po’ in tutte le canzoni, sono lì a dimostrare quanto i Motorama, dopo oltre quindici anni di carriera, siano una band al tempo stesso nuova ma anche matura, la cui visione, disco dopo disco, diventa sempre più netta e personale.
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