Inutile nasconderlo, molti a prima vista saranno incuriositi dalle Birthday Girl per via di un paio di cognomi che non possono passare proprio inosservati: il padre della cantante Mabel Canty è quel Brendan Canty dei Rites Of Spring, Fugazi, The Messthetics…, mentre la bassista Isabella MacKaye è figlia di Alec MacKaye degli Untouchables, The Faith, Ignition… e ovviamente nipote di Ian. Detto questo, e sgomberato il campo da ogni pregiudizio, basta ascoltare qualche canzone del loro album d’esordio intitolato semplicemente Birthday Girl per capire al volo che: 1) non ci troviamo affatto davanti a un caso di “nepo baby”, le ragazze sanno scrivere eccellenti canzoni e suonarle con adeguata passione; 2) nonostante la band risieda a Washington, più che all’illustre genealogia hardcore qui si guarda a una certa nuova generazione indiepop e indie rock, quella che ha avuto giovani voci come quelle di Waxahatchee, Girlpool, Snail Mail, Courtney Barnett o Frankie Cosmos un riferimento poetico luminoso.
Anche se le influenze di certo indie rock Anni Novanta sono evidenti, le storie e l’approccio delle Birthday Girl sono del tutto contemporanee, per quanto possano essere “soltanto” contemporanee le universali vicissitudini di amori e abbandoni, delusioni e sogni che riempiono quella agitata stagione tra l’adolescenza e l’età matura. I sentimenti acerbi, i conflitti famigliari, le paure autodistruttive, gli slanci velleitari che pure ci servono per vivere come nient’altro al mondo: tutto questo potrebbe suonare anche risaputo e “già sentito”, se non fosse che le giovani Birthday Girl riescono a tradurre in forma canzone tutta la loro spontaneità e la loro ostinata voglia di capirci qualcosa e di provarci con una grazia non comune. Se poi sulle canzoni mettono le mani lo stesso Brendan Canty oppure Mary Timony (Ex Hex) possiamo fidarci del risultato tanto quanto della materia prima.
Del resto, come ha ammesso l’illustre padre, “they’ve grown up in the pit”.
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