La Classifica dei Dischi dell'Anno 2023!

La Classifica dei Dischi dell'Anno 2023!

Nell’anno in cui su queste obsolete pagine ho scritto sempre meno, e in cui scrivere in generale mi sembra sempre più uno spreco e una gran fatica, devo dire che la musica mi ha salvato più di una volta. Anche se non riesco sempre (o magari non riesco più) a raccontarlo nel modo giusto o a tenerne traccia, ci sono stati dischi importanti usciti in questi dodici mesi che mi hanno fatto compagnia e, a volte, mi hanno anche dato conforto. Quasi sempre li ho suonati alla radio, che è ancora la cosa che mi interessa e mi piace di più. Ma dato che qui ci troviamo su un antico blog, sono contento di tenere fede anche a tradizioni sempre più anacronistiche, come la classifica dei dischi di fine anno. Per me è un po’ un diario, la scusa per ripensare ai mesi che stiamo per lasciarci alle spalle, un’istantanea un po’ mossa e per forza di cose provvisoria che voglio conservare come segnalibro per tutto quello che ancora manca e che verrà.

 


Glazyhaze - Just Fade Away (Slimer Records)
10. Glazyhaze - Just Fade Away (Slimer Records)
Quello dei Glazyhaze è stato uno degli esordi italiani che più mi ha colpito quest’anno. Di certo il giudizio è influenzato anche dal fatto di avere visto la giovane band veneziana dal vivo, ma in fondo mi piace lasciarmi suggestionare dal tipo di entusiasmo e passione che vedo in concerti come quelli dei Glazyhaze. Il loro suono mi ricorda quello shoegaze pieno di chiaroscuri di altre band che ho amato, vicine e lontane, dagli Slowdive ai Brothers In Law, e non vedo l’ora di sentire come i ragazzi cresceranno.



Dancer - Dancer EP / As Well EP (Gold Mold Records)
09. Dancer - Dancer EP / As Well EP (Gold Mold Records)
Tecnicamente i Dancer non hanno pubblicato un album nel 2023, ma due EP su cassetta, per un totale di 11 canzoni, motivo per cui decido qui e ora, in maniera del tutto arbitraria, di inserirli in questa classifica. Il quartetto di Glasgow suona un post-punk che si muove tra ricerca melodica e altri passaggi più scontrosi e abrasivi. A volte puoi sentire l’eco dei grandiosi Life Without Buildings, altre volte prende il sopravvento un’aggressività più secca e fredda (Erase Errata? Au Pairs?), ed è una sintesi che mi conquista inmaniera fin troppo facile.




Grand Drifter - Paradise Window (Subjangle)
08. Grand Drifter - Paradise Window (Subjangle)
Come scrivevo qualche tempo fa, giunto ormai al traguardo del terzo lavoro a nome Grand Drifter, credo si possa aggiungere Andrea Calvo alla lista di quei cantautori un po’ trascurati che in Italia non ci meritiamo: il suo pop elegante e leggero, tra Kings Of Convenience, Belle and Sebastian e Sarah Records, forse non gli farà scalare molte ottuse classifiche nostrane ma continua a incantarmi e a cullarmi con una poesia gentile e non comune.



The Sprouts - Eat Your Greens (Tenth Court)

07. The Sprouts - Eat Your Greens (Tenth Court)
Negli ultimi anni, la scena indiepop australiana ci sta regalando tantissimi dischi meravigliosi e l’esordio (per modo di dire) degli Sprouts ne riassume molte delle qualità più brillanti, con quei toni agrodolci e indolenti tra Velvet Underground, Television Personalities, Pastels e Clean. Questa specie di spontaneità coinvolgente nel suono e soprattutto nell’attitudine del quartetto di Mebourne mi strappa un sorriso a ogni ascolto.



Swansea Sound - Twentieth-Century (Skep Wax)
06. Swansea Sound - Twentieth-Century (Skep Wax)
Il nuovo, beffardo, adorabile e pungente disco della band fondata da Hue Williams dei leggendari Pooh Sticks insieme ad Amelia Fletcher e Rob Pursey (Heavenly eccetera…) è una bellissima risposta a chi si domanda perché continuare ad ascoltare l’anacronistico indiepop nel 2023: un invito in forma di 12 canzoni a continuare a credere in tempi migliori, meno disperati e più giusti.




Beach Fossils - Bunny (Bayonet Records)
05. Beach Fossils - Bunny (Bayonet Records)
Proprio mentre la band newyorkese ritorna al suono sognante e irrequieto dei suoi esordi con una rinnovata creatività, i temi di questo disco affrotano quel punto in cui l’età adulta non sa bene come lasciarsi alle spalle le incaute consuetudini della giovinezza. Il risultato è un album scintillante che scorre senza cedimenti e che stato un po’ la colonna sonora della mia estate, ragione per cui sta anche nel mezzo di questa classifica / diario.




Blues Lawyer - All In Good Time (Dark Entries)
04. Blues Lawyer - All In Good Time (Dark Entries)
Un album di indie rock coinvolgente che tiene assieme chitarre figlie di Lemonheads e Replacements con momenti squisitamente jangling alla Heavenly o Dressy Bessy: una combinazione che forse può riuscire in maniera così felice e azzeccata soltanto a Oakland? Tra i tanti dischi che anche quest’anno mi hanno fatto rimpiangere di non vivere nella Bay Area, il terzo album dei Blues Lawyer è di sicuro uno di quelli che ho trovato più avvincenti.



Yo La Tengo - This Stupid World (Matador)
03. Yo La Tengo - This Stupid World (Matador)
Se esiste ancora qualche complicata o forse improbabile maniera per rendere “questo stupido mondo” un posto vagamente migliore e degno di essere abitato ancora per un po’ di tempo, la possiamo trovare nella musica degli Yo La Tengo, che nel 2023 ci hanno consegnato il loro diciassettesimo album con l’energia creativa degna di una band appena agli inizi. La languida bellezza di queste canzoni senza confini, che traboccano tenerezza anche quando esplorano oscurità e nostalgia, è un luogo in cui so di potermi rifugiare sempre.



Blue Ocean - Fertile State (Slumberland Records)
02. Blue Ocean - Fertile State (Slumberland Records)
Non sono mai stato imparziale quando i Blue Ocean hanno pubblicato nuova musica, ma quando è arrivato quello che definiscono a tutti gli effetti il loro primo album devo ammettere che l’ho trovato ancora più incredibile di tutto quello che hanno fatto finora: la totale, disorientante ed esaltante confusione tra shoegaze, indie rock, noise e divagazioni ambient manda per aria qualsiasi tentativo di racchiudere e catalogare il loro suono, fosse anche solo nei confini di una canzone. Fertile State è un’opera che si scioglie e si coagula di continuo, una musica mutevole e persistente che si dissolve e poi colpisce, evapora e ritorna in un lampo, e io mi perdo dentro.



Teen Angst - Barn Sour (self-released)
01. Teen Angst - Barn Sour (self-released)
Forse dovrebbe spiegarmi qualcosa del mio 2023 se il disco di quest’anno che ho riascoltato più spesso e con più piacere è stato l’esordio di un quartetto proveniente da Perth che definisce il proprio genere “dreamy anti-social pop”. Tra le loro influenze i Teen Angst citano i Dear Nora e gli Alvvays, ma io aggiungerei che se sentite la mancanza di altri loro connazionali come certi primi Goon Sax, gli Stevens o gli Stroppies, qui vi sentirete a casa. Barn Sour racchiude dieci piccole canzoni che raccontano le nostre quotidiane disillusioni con un certo humour, spicciola poetica slacker e insofferenza anche verso la propria apatia: insomma, disco dell’anno senza ombra di dubbio. 


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