Oggi esce Sei almeno un po' felice?, il primo disco a nome Olympia Mare, nuova band dentro cui ritroviamo due vecchie conoscenze: la Vale e la Vally, ovvero le In.versione Clotinsky, per l'occasione accompagnate da alcuni ospiti d'eccezione.
Ho ascoltato un sacco questo disco nelle ultime settimane e sento che ci sono dentro molte storie da conoscere, per cui ho mandato un po' di domande alle ragazze per una piccola intervista fai-da-te e, come previsto, ne sono uscito un po' più felice.
NB: Le Olympia Mare presenteranno il loro album d'esordio venerdì 8 marzo da Efesto, in Via Castiglione 35, alle ore 21.
È troppo facile prendere spunto per la prima domanda da un verso proprio della canzone che apre questo nuovo album: “Lasciàti i mesi, diventan anni, ripartiam da capo?”. Anche la relazione tra Olympia Mare e le In.versione Clotinsky è per voi una specie di ripartire da capo con la musica? In un post su Facebook, avete scritto che le Olympia Mare sono “un altro noi”: altro nel senso di progetto parallelo, un proseguimento, oppure un nuovo capitolo?
Olympia Mare non è per nulla un nuovo capitolo, direi piuttosto un prolungamento spontaneo di In.versione Clotinsky, sono infatti progetti strettamente interconnessi; solo ad un certo punto mi sono accorta che avevo bisogno di esprimermi con maggiore libertà, desiderio di tradurre in maniera più spontanea i miei pensieri e le mie passioni, ed è cosi che è arrivato in automatico l'italiano ed è nato il progetto.
È una nuova veste sì, ma siamo sempre noi ad indossarla, e pertanto si edifica sul passato e non tralascia indietro nulla di quello che abbiamo portato con noi fino a qui.
L'estratto di Vetrine che hai citato fa riferimento "alle persone che si incontrano, che si perdono, che pensano di conoscersi già o che vorrebbero conoscersi ancora". E forse una connessione di fondo c'è perchè Olympia Mare non esisterebbe se non ci fosse In.versione Clotinsky.
Dopo quattro dischi e decine di concerti in duo, ora Olympia Mare è “un idea nata a due, ma ben presto coltivata e cresciuta in tre, profondamente in tre”. Mi raccontate come sono andate le cose, e come il nuovo assetto musicale ha trasformato la vostra musica? Ci sono anche diversi riferimenti o ispirazioni?
Succede che, dopo aver scritto, e registrato poi spartanamente col cellulare, per averne comunque memoria, alcune di queste canzoni chitarra, voce e qualche altro strumento quali trombe e violini, la Valli condivide, a mia insaputa, alcune di queste tracce con Addi (Adele Altro aka Any Other, ndr). Corre l'anno 2020 e in quella stessa estate, dopo un suo live dalle nostre parti, davanti ad una birretta calda ed un pacchetto di patatine aperto ad arte (rido), ci spiazza totalmente, dicendoci che le piacerebbe poter produrre il disco che conterrà quelle canzoni.
Da lì è iniziata la nostra partita a ping-pong a distanza.
Io sono infinitamente grata ad entrambe per avermi permesso di vivere i due anni successivi con il sentimento di una unione speciale tra di noi. È stato stupendo pensare il disco in tre. La Valli con le sue batterie mi ha innalzato, Addi si è spesa totalmente e nel profondo come fosse cosa sua, ha creato ad esempio le linee di basso, il pianoforte di Ampli, le trame di synth, le seconde chitarre (sbavo) e lo stupore e l'entusiasmo che ho vissuto è indelebile.
La presenza di Adele non ha trasformato la nostra musica, ma l'ha sicuramente arricchita; questa amicizia ormai decennale (proprio quest'anno), le ha permesso di capire nel profondo la nostra essenza, ad avere quella sensibilità creativa che ben si sposava con un profondo rispetto verso la nostra forma identitaria ben definita.
Potete presentare anche tutto il resto del cast stellare dentro questo album, e soprattutto raccontare come sono nati tutti questi fantastici incontri?
Sì è proprio un cast stellare!
Infatti, oltre ad Adele Altro, che ha prodotto e suonato il disco, c'è la presenza di Juju (Marco Giudici), conosciamo anche lui da una decina d'anni per via del suo sodalizio costante con Adele. Marco ha anche curato la registrazione, il mixaggio ed il master.
Per quanto riguarda Jacopo Lietti (Fine Before You Came / Liquami / Verme) , ci sembrava proprio potesse calzare alla perfezione alcune canzoni e per una serie di fortunate coincidenze, venendoci a trovare in studio in quei giorni, ci ha fatto questo regalo gigante.
Per l'aspetto live invece, da qualche mese con Erica Lonardi la vita ci ha portato a ritrovarci e sembra proprio si sia chiuso così il cerchio in maniera perfetta.
È una domanda che negli ultimi anni la Valli mi ha rivolto tante di quelle volte; per un momento abbiamo creduto di chiamare il disco in altro modo, ma questa frase ricorreva così costantemente, che non era più possibile ignorarla. A capodanno un abbraccio sincero e profondo, l'ha suggellata definitivamente, scansando ogni dubbio.
Basta dire...sì dai, un po' sì!
A me sembra che le vostre canzoni abbiano sempre gli occhi spalancati: è come se riuscissero a catturare quel momento di stupore che ti prende certe volte prima dell’alba, si sente davvero dentro una luce intatta e sincera. Come è cambiato negli anni il vostro modo di scrivere, comporre, prendere appunti, mettere insieme accordi e melodie e poi registrare e fissare tutto in un disco?
Il mio modo di scrivere non penso sia cambiato nella sostanza, la lingua ha sicuramente fatto la differenza nell'aprire degli scorci, e il bisogno di soffermarmi su sentimenti positivi ha fatto il resto nello specifico momento in cui ho scritto. Sono sempre stata piuttosto istintiva nell'approccio alla musica, come d'altra parte la Valli che anche qui ha mantenuto la sua caratteristica modalità di danzare sulla batteria, di accentare parole e movimenti.
Scrivo per ricordarmi i momenti, nella vita rischio di essere approssimativa ma con la scrittura non mi tradisco.
Dentro Sei almeno un po’ felice? si parla tantissimo d’amore, ma non lo definirei un disco semplicemente sentimentale: è un amore che serve a descrivere il mondo, un amore che si mescola alla natura, ai raggi di sole, alla brina, al vento, al cielo e alle stagioni. Per voi c’è un tema o un filo che tiene assieme l’idea di questo nuovo disco?
Ti rigraziamo davvero tanto, per il tuo esserti addentrato in questo modo, sì, per averci fatto arrivare al nocciolo di questo viaggio.
Il corpo è la voglia di ringraziare, di omaggiare, di fermare tutto quello che mi fa stare più a contatto con me stessa, che mi fa star bene, che mi fa vibrare.
E le sfumature dell'amore che si mescolano alla natura sono proprio il cuore del disco, il filo che tiene assieme le canzoni.
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