That's him on the daft stuff again

Neutrals - New Town Dream

L’utopia delle "New Towns", che nel secondo dopoguerra sono state progettate e costruite in Gran Bretagna, è una di quelle idee così Novecentesche e piene di contraddizioni che ha ispirato molti artisti lungo i decenni. Penso, per esempio, agli Style Council di Come To Milton Keynes, oppure a Pram Town, concept album tra i più belli del caro Darren Hayman. Intorno a questo stesso tema ruota anche New Town Dream, il nuovo lavoro dei Neutrals, composto da tredici canzoni che raccontano storie di modesta vita di tutti i giorni ai margini, tra piccola borghesia e frustrazioni.
I Neutrals affrontano l’argomento con il consueto sarcasmo e colgono l’occasione per sperimentare anche formule nuove, come il dub punkeggiante alla Slits della title track, oppure l’elettronica scarna alla Arab Strap di How Did I Get Here. Ma è nelle canzoni spietate e asciutte come Wish You Were Here (un’amore epistolare che finisce male) o Stop The Bypass (protesta ante-litteram contro la gentrificazione) o la quasi neorealista Travel Agents Windows, che i Neutrals danno il meglio di sé, taglienti e beffardi, dannatamente divertenti.
Il trio, che fa base a Oakland, è guidato dalla voce e soprattutto dall’accento di Allan McNaughton, originario di Glasgow, il quale ci ha sempre regalato canzoni concise, sorprendentemente orecchiabili e immancabilmente ironiche e pungenti, e anche questa volta non sbaglia un colpo. Allo scozzese poi si aggiungono i cori della nuova bassista Lauren Matsui, proveniente dai Seablite, un colore in più nel sound dei Neutrals. Le coordinate di riferimento restano quelle che abbiamo imparato a conoscere dalle uscite precedenti: Buzzcocks e Television Personalities, Jam e Wedding Present, Josef K e Fore Engines. Eppure queste influenze classiche vengono qui recuperate con un’energia e un’urgenza DIY davvero entusiasmanti. Vorresti quasi rimpiangere di non avere qualche odiosa Thatcher contro cui protestare anche oggi. 
Oh, aspetta... 


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