A nome Few Border sono usciti due EP di cinque canzoni nel giro di un mese, praticamente un album, e non so nemmeno chi siano o da dove vengano, a parte una generica indicazione "France". Non si trova una foto, un comunicato stampa, uno straccio di account social. Poco importa, direbbe il mio amico Fabio, quello che importa è il sound: questo sound in particolare. Quella severità post-punk alla Motorama però mescolata all'indiepop agrodolce di certi Shout Oud Louds; gli arrangiamenti synth-pop vintage ma misurato, diciamo un po' Letting Up Despite Great Faults, e poi quel modo di cantare lanciandoti addosso le melodie che a volte mi ricorda l'insolenza dei Tough Alliance.
Secondo WL/WH si tratterebbe di una one-man band (nei credits si legge infatti "All songs written, performed and recorded by O"), mentre Janglepophub li descrive come "a jangly version of luscious Pet Shop Boys-style pop".
La bio su Bandcamp presenta i francesi Few Border così: "DIY indie pop with crystal clear guitars, delicate bells and fake trumpets", e non sento che sia necessario aggiungere altro. Lasciamo tutto quello che non è musica avvolto per ora in questo piccolo mistero e accontentiamoci di queste due uscite magnifiche e complementari: l'esordio luminoso di Blue Coast Weather e il seguito terso e scintillante di Copenhagen. Pochi confini, speriamo.
(grazie a Matteo Cellini per la segnalazione!)
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