I think about heaven and I smile

Christopher Owens (photo by Sandy Kim)

"Penso al paradiso e sorrido / Le cose non sembrano così brutte". Ma non è vero: nessuno pensa al paradiso e sorride, e ogni giorno le cose sembrano sempre più brutte. Forse le canzoni servono proprio a questo, a consolarci, sollevarci e redimerci. Forse la musica è qui per salvarci, per farci sentire di essere capaci di sorridere davanti al paradiso, ovunque sia e in qualunque momento arriverà. 
Questa mattina mi ero preso un quarto d'ora per leggere con calma la bella intervista che Christopher Owens ha rilasciato a Tim Jonze sul Guardian, e sarà che oggi non è una buona giornata, ed è una giornata in cui tante cose sembrano di colpo così poco importanti e lontane, ma in un attimo mi sono trovato lì con gli occhi lucidi. Non mi interessa quanto possa essere solo buon lavoro da ufficio stampa o finzione: ci sono un paio di nuove canzoni dell'ex cantante dei Girls che anticipano il prossimo album I Wanna Run Barefoot Through Your Hair e ho pensato che, in ogni caso, non potevo ascoltare di meglio in questa stupida mattina. 
C'è la storia di chi tocca il fondo e non si riscatta, c'è il mondo che ti passa sopra, si accanisce e ti dimentica, c'è la perdita e c'è, infine, una consapevolezza nuova. In apertura di I Think About Heaven, Owens cita addirittura il Salmo 42 ("Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio"), ma lo traspone in un amore umano, perduto, quello che ci ha lasciato a terra, senza più nulla se non i ricordi. Eppure, in mezzo a tanto strazio, anche la nostra personale sofferenza può apparire poca cosa. Nel tempo, tutto scorre via come queste lacrime.
Owens non sta dicendo che ogni cosa si risolverà da sé. La dolente No Good mette in chiaro che "questa non sarà un'altra banale canzone d'amore, in cui fingerò che tutto andrà bene". Si muore ogni giorno, si continua a morire, tornando sul dolore che ci ha spezzati. A volte non arriva un altro giorno. Christopher Owens, con la sua voce malinconica e fragile, racconta che i ricordi non sono più forti di noi, e che noi possiamo decidere, qui e ora, tra mille fallimenti, di scoprire ancora quel sorriso.




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