I Baseball Gregg compiono dieci anni e di colpo mi sento un po’ più vecchio anche io. Quell’estate mi sembra appena ieri, anche se ho ricordi come sempre piuttosto vaghi. Un bar che non esiste più in Via San Petronio Vecchio dove lavorava Stefano ex Clever Square, io stavo mettendo dischi insieme alla Germana dei Flyin’ Zebra sopra un traballante tavolino davanti alla porta del bagno, faceva molto caldo e di sicuro il vino bianco era ghiacciato al punto giusto. La stanza minuscola era piena di gente, la folla esondava sotto i portici e in mezzo alla strada. A un certo punto apparve l’alta sagoma di Luca (che all’epoca per me era “Luca degli Absolut Red”) e presentandomi questo ragazzo americano dall’aria parecchio divertita disse “Lui è Sam, viene da Stockton, la città dei Pavement!”.
Da lì in avanti, i Baseball Gregg hanno finito per essere una delle band che ho visto più spesso dal vivo, incarnando un’idea di musica che sento, ancora oggi, vicina e importante. Bedroom pop, per semplificare, ma in realtà piena di idee raffinatissime, citazioni erudite, storie mai scontate e arrangiamenti sempre creativi. C’è qualcosa nella loro disincantata e sorridente consapevolezza che mi cattura e seduce tanto quanto le loro più dolci melodie.
Con gli anni, dopo il ritorno di Sam negli Stati Uniti, i Baseball Gregg sono diventati anche una specie di band “in franchising”, suonando con due formazioni in contemporanea da una parte all’altra dell’Atlantico. Poi periodicamente Sam torna in Italia, lui e Luca si ritirano da qualche parte in Bolognina oppure tra le colline e registrano le canzoni che si sono scambiati via email nei mesi precedenti. È successo così anche per questo quinto LP, annunciato oggi, che si intitolerà Briefs e arriverà a novembre, come sempre su La Barberia Records. Mi sembra il modo migliore per celebrare un decimo anniversario.
Il singolo che anticipa l’album è Penetration, una ballata morbida sulle corde del classico Sad Sandra, che mette già in luce alcuni temi portanti del disco come la scoperta della sensualità, l’erotismo e il bisogno di affermare la propria identità.
Copio qui per intero le parole di Sam Regan, perché mi sembrano quanto mai necessarie e definitive:
«Ho scritto il brano poco dopo il massacro al Club Q di Colorado Springs, dove un ventiduenne ha ucciso cinque persone in un bar gay. In quel periodo, riflettevo su come la mia esperienza con la violenza delle armi influenzasse le mie relazioni intime. Nei momenti di stress e paura, il mio corpo reagiva come se avessi una pistola puntata contro. Questo è esattamente l'obiettivo del terrorismo stocastico: tenerci in uno stato di paura costante. Ho scritto Penetration per affrontare le mie emozioni, ma anche per gridare ‘fanculo alla paura’. Volevo aggiungere una nota di sessualità alla violenza, perché è ciò che penso disturba di più gli omofobi».
Commenti
Posta un commento