Vorrei affrontare la vita con la stessa energia che i Boyracer mettono nell’affrontare il quindicesimo album della loro carriera (per non parlare poi della quantità di singoli ed EP usciti in mezzo). Il nuovo Seaside Riot sprigiona una forza che poche altre band in pista da quasi trentacinque anni possono ancora permettersi. Quindici canzoni, oltre quarantacinque minuti traboccanti di chitarre che corrono veloci e melodie ardenti, senza sosta. Pestiamo ancora duro su quelle batterie e lasciamo fischiare i feeback sopra di noi, fino a quando non avranno cacciato via per sempre questa malinconia.
Il testo di Unknown Frequencies è praticamente un manifesto di poetica o forse lo stesso manuale di istruzioni di questo disco: “Attingere alle nostre nuove energie / Captare le nostre frequenze sconosciute / Stabilire una rotta per un nuovo destino” che porta a un finale da gridare forte, o almeno da stampare su qualche prossima maglietta: “Cercare ancora di essere una persona migliore / Scuotersi di dosso gli echi di ieri”.
I Boyracer possiedono da sempre questa abilità unica di mescolare sensibile cuore indiepop e frementi nervi punk, ma il nuovo album riesce a inventare ancora nuove maniera per ricordarcelo. La doppietta di apertura, Salt On My Tongue e Stale Mate lascia semplicemente stesi, e la chimica tra il veterano Stewart Anderson e Christina Riley (già negli Artisck e nei nostri cari Burnt Palms) funziona a meraviglia, con i due che si lanciano a vicenda melodie e ritornelli e strati su strati di rumore. Boosey and Hawkes Childhood grida la sua storia di formazione musicale e ti strappa quasi una lacrima: “This is where my career of second guessing begins / 35 years later still etched in glorious tri-colour”. Eppure, se c’è una cosa che i Boyracer ci insegnano ancora, è che nemmeno la più poetica nostalgia ci deve costringere ad abbassare la guardia, a perderci guardando indietro e a fermarci. Come cantano in Sharp Edges, “There's no simple solution / I’m set up just to fail / Trying to smooth the situation / But sharp edges prevail”. E d'altra parte, il disco si era aperto con un chiaro e forte "Suddenly new hope arrives".
Se dovessi trovare una sola parola per descrivere i Boyracer, la loro musica e forse anche il loro posto nella storia dell’indiepop, credo che la più adatta sia "ardore". Seaside Riot non fa altro che ricordarcelo una volta di più, e nel modo più bello.
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