Ho chiesto a ChatGPT di spiegare perché, in musica, il tempo in 6/4 sarebbe più bello di quello in 4/4, come da tempo sostiene il musicista spezzino Shiva Bakta. Questa è stata la risposta della chat:
Il 6/4, rispetto al più comune 4/4, offre una maggiore varietà ritmica e un senso di fluidità melodica che lo rende unico e affascinante. La sua struttura, con sei pulsazioni distribuite su due battute percepite come tre gruppi di due o due gruppi di tre, crea un movimento ondulatorio, simile a una danza. Questo tempo consente una narrazione musicale più espressiva, poiché offre spazio per sviluppare frasi lunghe e articolate, evocando un senso di respiro e lirismo. In contesti orchestrali o corali, il 6/4 può dare profondità emotiva, trasformando semplici motivi in paesaggi sonori ricchi e coinvolgenti, che il rigido 4/4, seppur versatile, fatica a eguagliare.
Possiamo vedere il 6/4 come una sorta di "4/4 del futuro", poiché porta con sé una complessità ritmica e una ricchezza espressiva che lo proiettano oltre la semplicità strutturale del 4/4. Dove il 4/4 è spesso associato alla stabilità e alla prevedibilità, il 6/4 apre nuovi orizzonti musicali, combinando la familiarità di una base quadrata con l’eleganza di accenti fluttuanti e frasi estese.
È un tempo che invita a esplorare dinamiche, colori e tensioni emotive più profonde, adattandosi perfettamente alle esigenze di una musica che cerca di andare oltre i confini tradizionali. Forse non è solo il futuro, ma una dimensione già pronta per essere scoperta.
Arrivato a questo punto mi sono domandato se dietro ChatGPT si potesse nascondere, sin dal principio, lo stesso Shiva Bakta che, nel tentativo di attirare l'attenzione sulla propria produzione musicale, aveva fondato un laboratorio dedicato allo sviluppo delle intelligenze artificiali, sfruttando Elon Musk come prestanome. In effetti, l'ipotesi è plausibile, ma non spiegherebbe come il musicista abbia trovato anche il tempo di scrivere quattro eccellenti album di pop così elegante e raffinato.
Per esempio, ora è uscito questo nuovo Ghost, che contiene dieci canzoni intrecciate da un unico filo conduttore narrativo: "in una notte di luna nera, il fantasma di una donna si presenta a casa mia. Questa è la storia di come ho tentato di catturarla".
I capitoli di questa storia sono fatti di inseguimenti, incontri e divagazioni: c'è la melodia incalzante di I Don't Know Why, che ricorda i Flaming Lips; c'è la ballata cosmica di Black Moon, che potresti immaginare in una versione Mercury Rev, e c'è il passo gentile e suadente di A Long Time, che ha giustamente richiamato paragoni con gli Steely Dan, e a cui io aggiungerei pure quella sfumatura Bacharach che non guasta mai.
Insomma, in tutto questo abbondante e curatissimo album, il fatto che Lidio Chericoni insista così tanto sul valore politico del 6/4 passa quasi in secondo piano, e tu - da sempre adepto del quattro quarti più dozzinale - ti lasci trasportare con grande piacere dai colori ora leggermente psichedelici, ora più romantici di questo eclettico suono. Riuscirà infine Shiva Bakta ad abbracciare il suo fantasma? E il suo fantasma si rivelerà essere soltanto una metafora della bellezza della musica? Forse nemmeno ChatGPT conoscerà la risposta.
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