Ci sono un francese, un belga, un americano e una svedese: non è l’inizio di una barzelletta, anche se l’album che i quattro hanno realizzato assieme vi strapperà più di un sorriso. Sarà un sorriso estatico, perché la musica di Coin de l'oeil, secondo album degli Healees, è colmo di chitarre che riescono a mescolare a meraviglia la densità dello shoegaze, atmosfere sognanti e impeto post-punk. In una recente intervista su The Perfect Prescription, la band che fa base a Parigi ha dichiarato con molta modestia: “I don’t think we’re breaking any serious ground, we just want to make music that we like and what we like is power pop songs that you can take psychedelic drugs to”.
Evidentemente la ricetta funziona, e il risultato è assolutamente piacevole e divertente nonostante, a quanto pare, si parli di "stories of isolation, illness, illicit crushes, and heavy drugs". Il segreto di queste nuove dieci tracce degli Healees sta proprio nel bilanciamento della formula: per ogni eterea melodia seppellita da strati di rumore c’è una nuova propulsione che spinge il suono ancora più avanti; per ogni sfumatura malinconica ci sono scintillanti contrappunti jangling. Riuscire a essere così incisivi pur trattando una materia a volte così inafferrabile non è da poco, e non è cosa comune: non per niente, molte recensioni di questo disco, sottolineando come gli Healees riescano ad aggiornare il linguaggio con originalità, citano paragoni illustri con Ride, Swervedrive e Pale Saints. Ma la qualità di Coin de l'oeil prova che ne sono assolutamente all’altezza.
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