Certi ricordi ti fanno andare avanti, sono ciò che ti rendono te stesso. Certi ricordi ti buttano a terra e ti fanno passare la voglia di alzarti dal letto ogni mattina.
Certain Memories è anche il titolo del nuovo album degli Assistant, trio di Brighton che si era formato nel 2000 e che ora - dopo due recenti ristampe curate da Subjangle Records - torna a fare musica assieme per la prima volta in diciotto anni.
La memoria e il suo intrecciare la nostra vita di tutti i giorni, nel bene e nel male, è il tema principale di questo nuovo lavoro. Le dodici canzoni di Certain Memories vogliono indagare, al tempo stesso, la bellezza e la sofferenza dell'invecchiare, da un lato, ma anche del diventare (o del provare a diventare) in qualche misura persone migliori, dall'altro. Chi siamo stati, chi sognavamo che saremmo diventati, chi era insieme a noi prima e chi c’è ora. Nella seconda traccia, Song For Jil, una piccola strofa mi è arrivata addosso e senza preavviso mi ha lasciato gli occhi lucidi di stupore: “When I was a child / I didn’t know just what it meant / to be told everything’s alright”. La Jil del titolo è la madre del cantante Jonathan Shipley, l’illustratrice Jil Shipley, a cui è dedicato l’album. La tragedia della demenza senile, che porta lontano chi è ancora al nostro fianco (“I love you so much / but it feels / like you’re a million miles away”), e che rende ogni giorno una faticosa sofferenza, attraversa ogni pensiero, ogni sentimento, non dà mai tregua e ci lascia smarriti: “I don't know what I'm doing it for / is it all a metaphor / or just a chore?”.
Gli Assitant trattano una materia tanto delicata e complessa con una grazia schiva, poche e semplici parole affettuose e un suono caldo e tranquillo: mi vengono in mente certi Prefab Sprout e a volte i Lucksmiths, o certe fragili ballate di Antony Harding. Altre volte, però, si insinuano arrangiamenti imprevisti (i feedback di My Phone Began To Ring, il loop di echi sognanti sopra la drum machine di Before And After You, l’elettrcità spezzata di Tread), come forse è altrettanto imprevedibile quale rotta prenderà proprio la memoria, anno dopo anno, accumulandosi sotto di noi.
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