We have so many mistakes to make

Horsegirl - Phonetics On And On (Matador Records, 2025)
 
“Dove vorresti andare? Molto, molto, molto lontano.”
L’album di esordio delle Horsegirl, Versions Of Modern Performance, è stato una delle rivelazioni indie rock più belle e formidabili degli ultimi anni. Ma, esattamente come quella non era un’opera pensata per compiacere amareggiati rappresentanti della Generazione X in cerca di conferme e rassicurazioni, così il loro nuovo disco, Phonetics On And On, sembra essere fatto apposta per contraddire e spiazzare chiunque, a questo punto, si aspettava un semplice e ovvio Versions Part 2.
La canzone di apertura dell’album, Where’d You Go, comincia con una domanda, e la risposta non potrebbe essere più chiara: "far, far, far away". Poco più avanti, Julie ribadisce la stessa presa di posizione in maniera ancora più esplicita: "Abbiamo ancora così tanti errori da commettere / Cosa vuoi ricavarne?". 
Niente più feedback Sonic Youth, niente più chitarre frastagliate Pavement, niente più ammiccamenti a Gang Of Four e Pastels. Ora tutto per le Horsegirl si fa più austero, asciutto e spazioso. Sarà anche per via del fatto che il giovane trio si è trasferito a New York, ma appena si entra nelle atmosfere di Phonetics è impossibile non pensare subito a certi Velvet Underground o ai primi Feelies. Mi viene in mente che “He said OH” era quasi per intero il testo di una delle canzoni più note della band del New Jersey, e le Horsegirl sembrano voler proseguire su una analoga poetica di concisione ed elusività. I versi di queste nuove canzoni traboccano di “da da da da” e “la la la la”, e anche “oooh” e “aaah”. Come spiegano in Information Content “sto traducendo il mio discorso in toni”. Il senso si fa puro suono, e quindi spetta a noi riuscire a trovare posto dentro uno spazio che si fa sempre più scarno e dentro parole che si sottraggono. 
Phonetics On And On è di una bellezza severa e precisa, quasi audace nell’offrire pochissimi appigli e nel mostrarsi, al tempo stesso, così aperto. Fanno eccezione, in parte, l’indiepop giudizioso di I Know You’re Shy, quasi da Yo La Tengo in gita in Scozia, o la conclusiva I Can’t Stand To See You, tutta coretti irresistibili, che mi hanno ricordato i Sexy Kids e i Veronica Falls. E non è un caso che molte recensioni citino Electrelane, Raincoats e Stereolab tra i riferimenti di queste nuove Horsegirl, a cui vorrei aggiungere le Liechtenstein, per certe movenze dai contorni algidi e svedesi. Il tutto mescolato e amalgamato con una consapevolezza a dir poco entusiasmante. 
Phonetics On And On è una spettacolare seconda opera che suona praticamente come un nuovo inizio. Siamo di fronte a una band che cresce e matura uscita dopo uscita, che sta imparando a misurare morbidezze e asprezze, che ha un’idea molto chiara di cosa vuole raggiungere con la propria musica, e che, soprattutto, sembra divertirsi tantissimo a farlo. Come si fa a non sentire questa elettricità? Ogni tanto, anche a noi che continuiamo ostinatamente a seguire le sorti dell’indie rock, capita qualche fortuna. 
 
 

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