A volte il Bandcamp Friday mi mette ansia perché, nel giro di pochissimo tempo, vieni sopraffatto da una quantità senza senso di musica nuova, con l'aggravante che ogni band e ogni etichetta (tutta gente che avevi deciso tu di seguire perché, in teoria, fa esattamente la roba che piace a te) ti ricorda a ripetizione che in quelle ventiquattr'ore puoi supportarli, contribuire in maniera diretta eccetera.
Altre volte, invece, la completa casualità con cui musica meravigliosa ti colpisce da ogni parte, e la maniera in cui tutto riesce, in qualche modo, a connettersi e concatenarsi, passando di tag in tag, di notifica in notifica, mi trasporta in una condizione di quasi beatitudine, e vorrei semplicemente che tutto durasse di più per avere più tempo di scoprire e conoscere tutti questi questi nomi mai sentiti prima, per riuscire ad ascoltare ogni disco, ogni EP, ogni singolo, ogni traballante e improbabile demo pubblicato all’ultimo minuto soltanto per monetizzare la ricorrenza dei Fridays, e mi lascio prendere per mano, e metto mille like e seguo ogni nuova band sconosciuta su qualunque piattaforma social rintracciabile.
Sabato mattina all’alba, per esempio, quando mancavano un paio d’ore alla fine del Bandcamp Friday di maggio, mi è comparsa l’ennesima notifica di altro utente che seguo: aveva appena comprato una cassetta dal non molto promettente titolo Rehearsal Tape, a firma Daisy-Chain, pubblicata da un’etichetta chiamata Ragdoll Records. L’uscita, tra l’altro, sembrava legata alla pubblicazione del secondo numero di una fanzine. La label, a quanto pare, era nata a gennaio da qualche parte negli Stati Uniti, forse, dato che non indicava nemmeno una città nella bio. Insomma, non sapevo nulla di nulla, non conoscevo niente, non c’era ragione di dedicargli troppe attenzioni, eppure mi è bastato premere play per innamorarmi di quel suono.
I Daisy-Chan sono un quintetto di Orlando, Florida, attivo dal 2019. Non ho trovato molte informazioni su di loro: due articoli sull’Orlando Weekly, il primo risalente al 2020 e il secondo datato 2022, documentano bene i progressi della band. Com’è prevedibile, il sempre attento Janglepophub li aveva già segnalati e io me li ero persi.
Per tutto il resto, davvero, c'è solo la musica: jangle pop suonato con un’impazienza quasi punk, strofe veloci che tracciano appena i contorni di storie sfuggenti (“It’s always the same / And I’m always so sure / Each time I’m in love”), canzoni asciutte e abrasive di due minuti che potrebbero essere inediti di qualche band dimenticata dalla Gran Bretagna di metà Anni Ottanta. Certe asprezze Josef K o Fire Engines, con una maggiore concessione alle melodie, un po’ Orange Juice o Aztec Camera, se vogliamo per restare in area scozzese. La webzine Americanpancake definisce i Daisy-Chain una specie di “The Smiths on amphetamines”, ma rispetto a tutti questi nomi decisamente altisonanti c’è un approccio schietto, a bassa fedeltà, che rende tutto molto più immediato, direi istantaneo, un cortocircuito che non si spegne.
Le otto tracce su Rehearsal Tape rappresentano un “best of” che ricapitola i due precedenti EP dei Daisy-Chain, e bisogna riconoscere che la versione dal vivo, grazie anche al gioco di filtri sulla voce di Kris "Kitty" Zaballero, sembra una dimensione congeniale alla band della Florida. Non vedo l'ora di sentire cosa combineranno da qui in avanti.
Memo per me stesso: prestare più attenzione alle notifiche - skippare tutte le info - suonare tutto e sempre molto, molto forte.
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