La musica è fatta di fantasmi. Sotto la superficie dei dischi affiorano e ci guardano, a volte ci riconoscono. La luce dentro certi dischi rende più trasparente il passaggio. I fantasmi ci riconoscono e ci suggeriscono le parole per sciogliere piccoli miracoli in forma di ricordi. Dentro la musica, la memoria di chi siamo e non sappiamo più dire. “We are two drips of the same drop”. Gira il disco sul piatto ed è come guardare dentro un oblò, mentre l’oscurità sul fondo a poco a poco schiarisce e i raggi filtrano dall’alto.
I Lightheaded hanno questa capacità straordinaria, quasi commovente, di saper orchestrare fantasmi dentro la loro musica. Quasi ogni loro canzone volteggia e ti sfiora, impalpabile e struggente, mentre cerca di parlarti, di stringerti ancora la mano. “Makes my heart skip, shimmer and stop”.
Mi sento davvero frastornato, sospeso, quasi sull’orlo delle lacrime, dentro Thinking, Dreaming, Scheming!, il secondo album della band del New Jersey. Un album che, in apparenza parla la lingua di un twee pop pieno di riferimenti Sixties, ma che in realtà sa essere molto più di questo. Queste dieci canzoni dalla consistenza indefinita, vertiginosa e sfuggente, rischiarano ombre, portano alla luce tutti quegli “yesterdays leaking through” che quotidianamente ci ostiniamo a ignorare. È una questione di cori e riverberi, classiche jangling guitars e rock’n’roll polveroso, è una questione di melodie celesti che si sollevano e si scontrano come onde esuberanti, schiuma bianchissima che per un attimo risplende nel sole.
Se senti qualche brivido Aislers Set è perché a questo album ha collaborato Alicia Vanden Heuvel, della storica formazione di San Francisco. Se ti pervade un’improvvisa tenerezza è perché alcune canzoni sono state registrate insieme a Gary Olson dei Ladybug Transistors. Se ti immergi cercando una perla, troverai Me And Amelia Fletcher, santa protrettrice dell’indiepop, qui evocata e trascinata in una allegra danza in suo onore. Se non sei più sicuro di quale rotta temporale stai attraversando, è perché il vero fantasma di Phil Spector deve essere emerso nello studio o nel salotto o nella cameretta dove i Lightheaded stavano scrivendo canzoni meravigliose come Crash Landing Of The Clod, oppure Same Drop oppure The Lindens.
E infine, là dove tutti gli orizzonti si confondono e le correnti si mescolano, al fondo della scaletta di questo disco si approda a Love Is Ovverrated, una specie di Be My Baby in reverse, con lui che si perde in Ohio, solo il cielo sa perché, e lei che torna da sola in treno verso la East Coast per chiudersi nella sua stanza. E ogni più piccola canzone che ha risuonato dimenticata, ogni lontana ragazza che ha ballato con noi per un istante, ogni notte che ha girato l’intera volta delle stelle ed è tornata giorno, ogni fredda solitudine sulla strada verso casa, ogni amore che abbiamo odiato e amato gridando e calciando, qui è racchiuso, per sempre nel tempo e nel ricordo, l’ultimo fantasma che apparirà e ci riconoscerà.
I Lightheaded hanno questa capacità straordinaria, quasi commovente, di saper orchestrare fantasmi dentro la loro musica. Quasi ogni loro canzone volteggia e ti sfiora, impalpabile e struggente, mentre cerca di parlarti, di stringerti ancora la mano. “Makes my heart skip, shimmer and stop”.
Mi sento davvero frastornato, sospeso, quasi sull’orlo delle lacrime, dentro Thinking, Dreaming, Scheming!, il secondo album della band del New Jersey. Un album che, in apparenza parla la lingua di un twee pop pieno di riferimenti Sixties, ma che in realtà sa essere molto più di questo. Queste dieci canzoni dalla consistenza indefinita, vertiginosa e sfuggente, rischiarano ombre, portano alla luce tutti quegli “yesterdays leaking through” che quotidianamente ci ostiniamo a ignorare. È una questione di cori e riverberi, classiche jangling guitars e rock’n’roll polveroso, è una questione di melodie celesti che si sollevano e si scontrano come onde esuberanti, schiuma bianchissima che per un attimo risplende nel sole.
Se senti qualche brivido Aislers Set è perché a questo album ha collaborato Alicia Vanden Heuvel, della storica formazione di San Francisco. Se ti pervade un’improvvisa tenerezza è perché alcune canzoni sono state registrate insieme a Gary Olson dei Ladybug Transistors. Se ti immergi cercando una perla, troverai Me And Amelia Fletcher, santa protrettrice dell’indiepop, qui evocata e trascinata in una allegra danza in suo onore. Se non sei più sicuro di quale rotta temporale stai attraversando, è perché il vero fantasma di Phil Spector deve essere emerso nello studio o nel salotto o nella cameretta dove i Lightheaded stavano scrivendo canzoni meravigliose come Crash Landing Of The Clod, oppure Same Drop oppure The Lindens.
E infine, là dove tutti gli orizzonti si confondono e le correnti si mescolano, al fondo della scaletta di questo disco si approda a Love Is Ovverrated, una specie di Be My Baby in reverse, con lui che si perde in Ohio, solo il cielo sa perché, e lei che torna da sola in treno verso la East Coast per chiudersi nella sua stanza. E ogni più piccola canzone che ha risuonato dimenticata, ogni lontana ragazza che ha ballato con noi per un istante, ogni notte che ha girato l’intera volta delle stelle ed è tornata giorno, ogni fredda solitudine sulla strada verso casa, ogni amore che abbiamo odiato e amato gridando e calciando, qui è racchiuso, per sempre nel tempo e nel ricordo, l’ultimo fantasma che apparirà e ci riconoscerà.

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