Take me to the dirt

Galore - Dirt (2025)


Take me to the land 
Take me to the dirt 
Where the grass is long and weedy 
Where it grows freely

Sarebbe un vero peccato lasciare passare questa estate senza godersi almeno una piccola vacanza dentro il nuovo album delle Galore, quartetto della Bay Area che mescola con grazia e allegria squillanti jangling guitars e calde armonie vocali.
Questo secondo lavoro si intitola Dirt e raccoglie dieci canzoni che sembrano fatte apposta per una bella gita lungo la Pacific Coast Highway piena di luce, chiaramente in direzione sud, allontanandoci da tutti e dai pensieri. “Take a seat in the meantime”, invita – non a caso – proprio la canzone d’apertura Field Trip
Le Galore dicono di essersi ispirate alle Grass Widow per il loro sound, ma io sento qui dentro anche qualcosa di più morbido e rislassato, tra Fresh & Onlys, The Mantles e Sonny & The Sunsets (che, tra l’altro, aveva pubblicato il loro primo album sulla sua label Rock in Your Head - mentre questo nuovo esce per la Speakeasy Studios di Alicia Vanden Heuvel, già nelle Aislers Set).
Le Galore possono portarti a ballare scatenate con Zinger oppure regalarti carezze quasi twee con Alexandra, possono travestirsi Sixties con Pictures oppure Ottanta (ma quelli Flying Nun) con Bastard. È una gita piena di sorprese. Il filo conduttore dell’intero album, spiegano le Galore, è già tutto racchiuso nel suo titolo, Dirt: "Come musiciste, stavamo tornando alle nostre radici primordiali. Stavamo scrivendo insieme ciò che ci sembrava giusto, partendo dalla terra, il nostro elemento più basilare. Ricorre anche in diversi testi. La terra e il terreno sotto di noi sono ciò che ci rende umani, quindi diventa il simbolo di quel mattone fondamentale. Quando siamo insieme a fare musica, ci divertiamo e per noi è proprio come giocare nella terra”.
Visto il brillante risultato di questo lavoro, forse dovremmo tutti riconsiderare un analogo ritorno alle radici quanto prima.


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