"Yeah, I know it’s a wonderful life, but there’s always further you can fall”

 
COMET GAIN - LETTERS TO ORDINARY OUTSIDERS [TAPETE 2025]

"David, sai qual è La Quinta Regola d'Oro del Rock'n'Roll Underground?"

"No, non la conosco. Mi sono sempre chiesto quale fosse. Conosco soltanto quella dei pantaloni di pelle e quella del sassofono."

"Beh, La Quinta Regola è non fermarsi mai. E che il Messaggio è il Messaggio. Non deviare dal sentiero. Devi perfezionare quel Messaggio e proteggerlo. Quel Messaggio è il tuo sermone e potrebbe salvare la vita a qualcuno... probabilmente non succederà, ma tu devi provarci."

Se esiste qualcuno che ha seguito per tutta la vita quella fantomatica Quinta Regola sono proprio i Comet Gain, che hanno inserito – con una certa ironia – questo illuminante dialogo all’inizio di una delle canzoni del loro nuovo album Letters To Ordinary Outsiders. In effetti, il Messaggio lo hanno perfezionato in oltre trent’anni di militanza decisamente Underground, e lo hanno protetto rinforzandolo strofa dopo strofa, registrazione dopo registrazione, mettendo assieme inquietudini Mod, infaticabile cuore Soul, eloquenza caotica ed elegantissima, ritornelli da pugni al cielo e stile Punk senza compromessi. 
Il loro sermone avrà salvato la vita a qualcuno? Di sicuro l’ha resa migliore a molti “ordinary outsiders” come noi, e continua a farlo con questo che è l’album ufficiale numero undici (o dodici?), oltre agli innumerevoli EP, sette pollici, cassette registrate in casa e vendute ai concerti, e senza contare la vorticosa autoproduzione solista del loro motore primo, David Christian. 
In queste nuove dodici canzoni, i Comet Gain non deviano dal sentiero: anzi, fanno centro in maniera più brillante che mai. Merito, innanzitutto, di uno stile agrodolce, sempre in bilico tra Kinks e Jam, o Wedding Present e Pastels (ma potremmo citare cento altri nomi), che riesce a conciliare in maniera ormai unica e inconfondibile quella nebbiosa malinconia British, l’aspro disincanto proletario, un’ironia sferzante e una quieta saggezza da consumati misantropi. Merito anche di Sean Read alla produzione, che porta alla causa quel tocco Dexys Midnight Runners / Edwyn Collins, capace tanto di aggiungere energia quanto di smussare certi spigoli nella musica del collettivo inglese.
A un certo punto, i Comet Gain cantano, “it’s incredible, how we’re still alive / marking out time with these lullabies”, e ti fanno sentire incredibilmente fortunato ad essere vivo con loro qui e ora, ad ascoltare ancora di lontani eroi in bianco e nero, irriducibili ribelli che incontriamo tutti i giorni al pub, infinite discussioni musicali, tenerezze perdute, l’ingiustizia dei padroni, e smarriti fantasmi che aspettano il nostro ritorno nelle nostre vecchie case.
Ma la cosa più incredibile, e francamente entusiasmante, è che David Christian abbia già voglia di guardare oltre questo album. Come racconta in una intervista, «dato che il disco si apre con uno sguardo al passato (The Ballad of the Lives We Led), dovevo mettere una canzone alla fine che guardasse al futuro (Maybe One Day It'll Really Happen), per parlare della prossima generazione. Ogni generazione avrà i suoi nuovi tipi strani o outsider. […] In questo momento, da qualche parte là fuori, c'è qualcosa di nuovo e diverso per i giovani. Non hanno le stesse influenze che avevamo noi. Non hanno quella stessa componente tribale. Quando sono cresciuto io c'erano i Mod e i Punk, quelli non esistono più. Le nuove generazioni devono trovare il loro posto, un modo per diventare questa nuova comunità di outsider o qualsiasi cosa sarà».




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