The unbearable lightness of being drunk


I Podcasts sono nati nel 2019, quando Ellis Jones dei nostri amati Trust Fund si era trasferito da Bristol a Oslo, in Norvegia, per lavorare all'Università. Cercava qualcuno con cui suonare nella nuova città e, guarda un po', lì trovò proprio alcuni suoi colleghi di dipartimento: il bassista Emil Kraugerud (già Dingus, komakid, Tusen Takk), il batterista Tore Størvold e il chitarrista canadese Kyle Devine. Nella loro bio, i Podcasts ci tengono a precisare che "ognuno dei componenti contribuisce con le proprie canzoni a questa nuova impresa democratica". E questo si rivela presto uno degli aspetti più interessanti ed entusiasmanti dei Podcasts: se è vero che ho cominciato ad ascoltarli incuriosito, come sempre, da ogni nuova produzione di Jones, devo riconoscere che poi questo progetto ha saputo offrire anche molto altro. Per esempio, il loro album di esordio, chiamato semplicemente Podcasts e da poco uscito per Prefect Records (la label fondata niente meno che da Owen Williams dei Joanna Gruesome e degli Ex Void, insieme a Mark Dobson dei Field Mice e dei Northern Picture Library), contiene una quantità di spunti e storie tale che le undici tracce finiscono per sembrare quasi una compilation più che un semplice disco. C'è l'indie rock erede dei Novanta come  quello di Cockatoos o di Life Plus A Thousand Years, ci sono le jangling guitars prese in prestito dai REM come nella trascinante Summerland 1992 (inserita anche nel nostro Nastrone estivo), e c'è anche l'indiepop frenetico e frammentato di Amazing. Come osserva la stessa Prefect Records presentando l'album, "some songs sound like they contain three or more little compositions, but that’s probably just the sound of Podcasts". E noi siamo ben felici di accogliere per intero questo sound, i momenti luminosi e power pop così come quelli più cupi e post-punk, tutti combinati e mescolati dalla capacità di scoprire sentieri melodici imprevedibili ma sempre indovinati.



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