Passano gli anni e, album dopo album, gli A Minor Place si confermano una delle migliori band indiepop italiane in circolazione. Il che, potrebbe obiettare qualcuno, non indica esattamente a un gran risultato, visto un certo scenario attuale, ma per me le cose che contano sono altre. Per esempio, proprio quelle che fanno gli A Minor Place.
Da un paio di mesi è uscito il loro nuovo meraviglioso disco, Song Are Lying, e incanta e commuove come ogni volta, e trabocca di quell'attitudine e di quella grazia che mi fanno sempre illudere possa esistere un mondo migliore, almeno un po'.
Alla fine è toccato tornare con i piedi per terra, ma avevo ancora voglia di suonare queste preziose canzoni da capo, e avevo ancora voglia di parlarne, e così mi sono annotato alcune domande al volo mentre il giradischi girava e l'estate svaniva, e le ho spedite direttamente agli A Minor Place.
Comincio dalla domanda più scontata: mi raccontate perché “songs are lying”? Sembriamo sempre ondeggiare tra questi due opposti “Give me love / Don’t give me love”, per poi chiedere alla fine soltanto “Just give me beautiful songs”.
Beh, Songs Are Lying nel nostro caso è una canzone, che alla fine non è entrata nel disco, ma - oltre che menzognera - si è mostrata molto generosa e ci ha lasciato il titolo da usare. Comunque, è uno slogan, un titolo efficace, buono per una t-shirt direi...
In ogni caso, di cosa stiamo parlando? Certo che imbrogliano, altroché se imbrogliano, e guai a chi ci dice la verità:
“Well, each song has a trick”
- says the pitiful scribe -
“in the rhymes epinephrine.”
and most of the folks are easy to charm
for the songs are lying and similar to me
The blue sky blazes and the chorus blare
and the right words are: teen and spleen
and most of the folks they’re hard to snatch
narrow but deep
and the ghoul won’t get fooled and the tunes
and the wrong words are: keen and mean
and most of the folks they’re easy to snatch
and the songs are lying and similar to me
and the songs are lying and so do I
It’s a water gun, it persuades anyone
and the truth lies in between
and most of the jokes that you can use
are tired and consumed and similar to you
and if the folks are seduced are the words abused?
and the trees are so clean and green
but if the folks are lying then the songs tell the truth
Parlando degli A Minor Place si citano spesso Pastels e Belle and Sebastian, Felt e Big Star, e anche questo nuovo lavoro conferma la vostra scrittura elegante. Ma c’è qualcosa che rende Songs Are Lying diverso da tutti i vostri dischi precedenti?
Francamente non credo, almeno nella scrittura... forse un po’ nella consapevolezza: stavolta meno che altrove il disco ha avuto quell’importanza quasi sacrale che finivo per dare alle altre robe che abbiamo fatto, è stato più divertito e divertente... mai mi sarei esposto in foto come stavolta, e l’italiano... siamo matti? Una volta non l’avrei fatto, avrebbe finito (tu pensa...) per intaccarne l’integrità.
Grazie a dio si cresce, prima o poi, e si finisce per vedere le cose sotto la giusta luce; non che non sia più importante, per noi, ma diciamo che inizio ad abituarmi all’idea che A Minor Place non cambierà le sorti del mondo. Molto ha contribuito poi a mutarne gli umori una serie di disavventure che ne hanno reso complicata l’ultimazione e aiutato a mettere tutto nella giusta prospettiva.
Che poi si è concretizzato grazie all’apporto di più di un amico che ci piacerebbe citare, posso?
Il disco è stato suonato, oltre che da noi, da Luciano Di Matteo che è il nostro batterista e cura la mirror-ball. Insieme a lui, Francesca Malagrida che canta, arpeggia qualche chitarra e incute timore reverenziale.
Angelo Di Nicola è uscito dalla clandestinità per suonare le chitarre ritmiche e donare gentilezza a casaccio. Marta Malatesta è scesa dall’Olimpo per cantare due canzoni e Roberta Verde c’era quando ce n’era bisogno.
Le registrazioni, perlopiù casalinghe, sono state fatte a casa nostra o di Davide Grotta. Da casa nostra s’intravede il mare, a casa di Davide s’intravede il genio in azione, quando è sereno. Davide ha anche suonato e canticchiato qui e là, mentre Sergio Pomante ha curato i missaggi ma si è dimenticato un sassofono.
Stefano e Gigi hanno contribuito alla parte grafica per il libretto e la cover... macché, hanno fatto libretto e cover, altro che contribuito!
Tra l’altro, questa volta aggiungerei anche un nome che non mi sembra di avere mai letto nelle vostre recensioni passate: i Notwist, almeno quelli più pop. Mi sembra di riconoscerli in filigrana in qualche passaggio di It’s You + Me o di The Fight, per esempio. Potrebbe essere un’ispirazione in più? In generale, come sono cambiati nel tempo i gusti musicali della band, da quando avete cominciato a suonare fino a questo disco?
Mi limito dire dei miei e di Roberta, senza dimenticare di citare almeno Luciano che è onnivoro per definizione e Francesca... mica lo so che ascolta Francesca. Hai cambiato gusti Frank?
Anyway, i gusti musicali dei coniugi non sono cambiati granché, che ti vuoi cambia' più, d’altronde? Forse una maggiore apertura verso altri suoni, minori resistenze, ma alla fine è sempre una bella canzone che ci conquista. Siamo gente alla buona noi
Quanto ai Notwist, è un paragone che ci imbarazza e inorgoglisce. Diciamo che quella magia che esce fuori quando suonano in tanti, quel blend malinconico che esce fuori dalla voce e dagli strumenti, frutto di talento cristallino e padronanza tecnica e ore e ore in sala prove, beh, quella roba lì è una di quelle cose che ci piacciono di più e che ci piacerebbe avvicinare, se avessimo un briciolo di quel talento, una minima perizia tecnica e più di un paio d’ore settimanali in sala prove, quando va bene.
Nel fantastico libretto che accompagna il vinile scrivete “non li azzecchi mai i primi brani dei dischi”. Questa volta è andata meglio? Che cosa dovrebbe avere una canzone per inaugurare bene una tracklist?
Se lo sapessi, caro mio, non mi ostinerei a sbagliarli ogni volta. La mia è più una considerazione a posteriori: prima di pubblicare il disco la scaletta mi sembra sempre molto convincente salvo ricredermi a disco ultimato. Per rispondere alla tua domanda, mi sembra di ostinarmi nell’errore di voler aprire il disco con una sorta di introduzione, quando invece dovremmo sparare le nostre cartucce già dall’inizio, ecco cosa. Partire con i pezzi forti, insomma. Solo che qui di pezzi forti non ce n’è, a parte Beautiful Songs, forse, per cui...
Senza pensarci: la vostra Top 5 delle canzoni “Side one track one”!
Nessuno sano di mente risponderebbe “senza pensarci” a una domanda così, pervenutagli per iscritto per di più. E non farò eccezione, ovviamente. Comunque:
5 classici:
Sunday Morning, The Velvet Underground
Pink Moon, Nick Drake
Like A Rolling Stone, Bob Dylan (Highway 61 Revisited)
21st Century Schizoid Man, King Crimson (In The Court Of The Crimson King)
Wouldn’t It Be Nice, The Beach Boys (Pet Sounds)
4 outsiders:
Not Where It’s At, Del Amitri (Some Other Sucker’s Parade)
Cigarettes Will Kill You, Ben Lee (Breathing Tornadoes)
Chocolates, The Aluminum Group (Introducing...)
China Blue, Black Tail (You Can Dream It In Reverse)
4 favoriti:
These Important Years, Hüsker Dü (Warehouse Songs And Stories)
The Concept, Teenage Fanclub (Bandwagonesque)
Goodbye Joe, Laura Nyro (More Than A New Discovery)
Being Boring, Pet Shop Boys (Behaviour)
2 le butto via:
1 di Luciano:
Alone Again Or, Love (Forever Changes)
Quelli della mia età, (Andrea speaking, Roberta è molto più giovane) cresciuti a Tex, pallone e televisione, si portano tutti appresso il ricordo de "I sopravvissuti", angosciante serie inglese ante litteram sulla diffusione di un virus che ammazza una bella fetta della popolazione mondiale... suona familiare?
“Come mai è lì?” - incalza Enzino…
“Non so, - risponde AMP - avevo pensato a un parlato, e quando serve mi rivolgo sempre a quelli a cui voglio bene, Survivors per primo”. Funziona, è efficace, e se vuoi posso pure inventarmi un significato recondito che unisca serie e canzone, ma la verità è che ci stava bene metricamente e soprattutto mi dava la possibilità di inserire la foto di Roberta tra Abby e Jenny.
Comunque, la citazione viene da lì, prima puntata, anzi S01E01.
Boomer sì, ma con classe.
King Of The Bubble mi ha preso in contropiede per quella parte di cantato in italiano che non mi aspettavo, poi alla fine ogni elemento trova armonia, e alla fine è una delle mie canzoni preferite del nuovo lavoro. Come l’avete scritta?
Parli del testo, immagino. Beh, molto del nostro metodo compositivo è descritto nel libretto, appunto. Cito a memoria: “Canto a casaccio tipo Svalutation e quando c’è qualche melodia che mi convince cerco di estrarre un senso dalle cazzate che ho detto. Se va bene pare poesia, se va male è Bump”.
Vale anche per King of the Bubble, con la differenza che qui c’è la parte in italiano; mai avrei pensato di cantare in italiano, m’imbarazza proprio... ah già, ma canta Francesca...
Mentre scrivo sto cercando di dare un senso a quella parte, ma fatico a trovarlo. E dire che la fantasia non mi manca... La parte dopo è uscita bene, credo... l’immagine del Re della Bolla mi piace, con mantello e corona, che si gode il suo effimero consenso, poverino.
Epperò la parte italiana ha colpito di più; si vede che c’è un desiderio latente di cantato in italiano che abbiamo dentro al nostro sistema arterioso, che è lì, immanente e inattaccabile.
Salvo rare eccezioni, inclusi A Minor Place: “LINGUADIDANTE non ci avrai!!!!”
“You and me and a silly chorus”: è un verso che mi è rimasto in mente da quando ho ascoltato il disco. È questa la ricetta della felicità?
Sapessi quanto aiuta, figliolo...
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