"Nove canzoni su dei tizi tristi, una canzone scema sugli amici e una cover": Sarah K la mette giù molto semplice e presenta così Cut 'n Paste, il suo album d'esordio a nome Cinnamon Teals, e le informazioni più o meno finiscono qui. La giovane (per quanto si possa capire dall'unica fotografia reperibile in rete) cantautrice di St. Louis, Missouri, suona un delizioso twee pop che può ricordare nomi come Tiger Trap, All Girl Summer Fun Band o Frankie Cosmos. I testi riescono a racchiudere delle vere e proprie short stories in tre minuti, con temi che spaziano dalla malinconia urbana, al peso delle abitudini, agli espedienti per sfuggire la solitudine, dal divertentissimo ritratto di una killer impegnata tra il pericolo di ultimo colpo e un fidanzato pigro, al toccante ritratto di quattro soldati inviati al fronte. Quasi in fondo alla scaletta, una sorprendente versione di Crazy Feeling di Lou Reed, mai così colorata.
“We’ll never carry up the charts / But we’ll be the indie stars / That everybody hearts” era una strofa di We're So DIY! degli amati Math & Physics Club che sembrava un vero e proprio manifesto di poetica, anche al netto di una certa autoironia. Ora quel verso è diventato anche il titolo della prima compilation pubblicata dalla A Single Kiss! Records, di Makassar, Indonesia, per mettere in luce la scena della propria città. La scaletta di we'll never carry up the charts but we'll be the indie stars☆ è divisa in due parti e comprende anche alcuni inediti: prima una specie di Best-of di band della label (Scouse tihS Actcent, October Rollercoaster, popsaikel, The Electroniks Night, timefliës, The Ian Ian's), su cui onestamente non è sempre facile reperire informazioni, e poi, come B-side, una selezione di cover di classici indiepop realizzate dai The Interpretation Cultures: dai Biff Bang Pow! ai Brighter, dagli Another Sunny Day ai Mighty Mighty. Al momento, invidio moltissimo i popfans indonesiani.
Per restare in Indonesia, ormai vera patria twee, è necessario segnalare anche The Pure, nome d'arte di Ame Ahmad, ancora una volta da Makassar, e il suo debutto con un "not so long" album intitolato Wasted Years, appena pubblicato da Faster Records. Canzoni quasi tutte sotto il minuto di durata, chitarre shoegaze vorticose che ricordano quel suono pieno e poderoso, ma al tempo stesso molto melodico e struggente, di band come Westkust o Agent Blå. Le storie di The Pure raccontano quel malessere che certi giorni sembra stringerti la gola e a cui non sai dare un nome. Quella sensazione alla fine di una domenica pomeriggio, tra tempo sprecato e rimpianti che si accumulano, che ti impedisce anche di immaginare come andare avanti. Almeno The Pure riesce a trasformare tutto questo in musica, e noi apprezziamo molto.
Se seguite polaroid alla radio, o avete già letto le pagine di questo blog nell'ultimo paio d'anni, avrete sicuramente già incontrato varie volte il nome di Neil Hill, da Leicester, prolifico autore di adorabile bedroom pop con il nome di Shopfires. Come saprete, Neil porta avanti anche un side project (anzi, la sua "vacation band"), sempre da solista, chiamato Neuclouds e con il quale fa uscire singoli digitali praticamente ogni mese. Ora, la altrettanto infaticabile Subjangle Records ha pubblicato una antologia in CD di 20 canzoni che racchiude l'opera completa a firma Neuclouds. Le consuete jangling guitars dolcissime, le atmosfere sognanti e un songwriting raffinato di cui abbiamo imparato a conoscere la trama emotiva. La raccolta Neuclouds mostra un artista in evoluzione, capace di rinnovarsi con naturalezza e sensibilità, dai suoi primi passi fino alla maturità. Niente male, per un musicista che voleva soltanto fa un po' di “DIY pop su un laptop economico”.
Hobby Solo, il nuovo progetto di Pasta degli Amari che avevamo conosciuto nell'intervista di qualche mese fa, ha pubblicato un nuovo singolo, ed è una ballata funkeggiante tranquilla e rimbalzosa. Saluto tutti ("tratto da una storia vera" LOL) parla di un problema che anche io condivido e comprendo bene, ovvero quello di essere sempre in leggero imbarazzo al momento degli incontri e dei convenevoli: "ma quello lo conoscevo?", "aspetta, come si chiamava?", "dovevo salutare?", "ma perché non mi ha salutato?", "oddio, forse ho salutato la persona sbagliata..."
Pasta risolve ogni dilemma con la consueta disinvoltura: per non scontentare nessuno, saluto tutti e andiamo avanti a ballare.
I Silk Cuts sono un trio di Exeter, nella contea del Devon, sud est dell'Inghilterra. Hanno appena pubblicato un album di debutto intitolato Tell Me It's Not True e il sito di Rough Trade li definisce "an old school indie band", etichetta che, per quanto corretta, mi sembra un po' riduttiva e poco generosa. Nelle canzoni dei Silk Cuts puoi trovare influenze dei Pastels, dei Felt, dei Razorcuts e dei Comet Gain. In pratica tutta la parte migliore delle nostre collezioni di dischi. Tell Me It's Not True restituisce una vita di ascolti appassionati in dodici canzoni impeccabili e brillanti. Una certa vena malinconica Sarah Records è bilanciata da chitarre asciutte e ritmi serrati, e alla fine l'album scorre via fin troppo presto. L'alternarsi della voce maschile e femminile dona ulteriore profondità e movimento a una scrittura agile. Uno di quei dischi indiepop in qualche modo già senza tempo appena uscito, capaci di farti amare ancora di più il piccolo underground che in fondo al cuore sentiamo del tutto "nostro". Da segnalare infine che l'album è prodotto da Matt e Lucy Board from Pale Blue Eyes






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