Comincio l’anno nuovo cercando di portare con me qualcosa del meglio di quello passato. E cosa c’è di meglio, infatti, della musica per ricordare tutti quei momenti pieni di emozioni che si sono susseguiti nei dodici mesi oramai alle spalle, che fosse un’inaspettata allegria o qualche evitabile rimpianto, una fin troppo consueta amarezza o una provvidenziale meraviglia? La musica è quello che rimane, e i dischi sono le pagine del diario di questo vecchio e trascurato blog. Niente di profondo e nessuna pretesa di essere categorici e definitivi: soltanto un po’ di ingenuo e ostinato entusiasmo a cui aggrapparsi per resistere (e per sperare che resista anche la musica), soltanto l’antica tradizione della Classifica dei Dischi di Fine Anno.
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10. The Softies - The Bed I Made (Father/Daughter Records)
Dentro l’album che segna il ritorno delle Softies dopo quasi 25 anni, le chitarre a lume di candela e le delicate armonie vocali di Rose Melberg e di Jen Sbragia sono capaci di fare molto di più che scaldare il cuore: sono una presa di posizione. (segue)
09. Neutrals - New Town Dream ( Static Shock Records / Slumberland Records)
Storie di modesta vita di tutti i giorni ai margini, tra piccola borghesia e frustrazioni, raccontate dai Neutrals con il con consueto sarcasmo e chitarre eredi di Buzzcocks e Television Personalities, Jam e Wedding Present. (segue)
08. Humdrum - Every Heaven (Slumberland Records)
È incredibile quanto ancora oggi la Slumberland Records, uscita dopo uscita, riesca a migliorare il sound indiepop contemporaneo, e un nuovo equilibrio tra retromania e freschezza lo ritrovo in Every Heaven, l’esordio sulla lunga distanza di Humdrum, il progetto solista di Loren Vanderbilt. (segue)
Quello che mi piace tantissimo di Setti è quel suo modo peculiare di riuscire a essere anche malinconico senza mai cedere alla nostalgia. Navigando ostinatamente controcorrente, Setti cerca in continuazione un porto sicuro nel suo sguardo surreale. (segue)
06. Dancer - 10 Songs I Hate About You (Meritorio Records)
Dopo due EP già entrati nella mia Top10 dei dischi del 2023, gli scozzesi Dancer arrivano finalmente all’esordio sulla lunga distanza: una polveriera micidiale di spigoloso art-punk che incontra melodie twee, e con l’irresistibile aggiunta extra di un senso dell’umorismo surreale e spiazzante. (segue)
05. A Minor Place - Songs Are Lying (autoprodotto)
L'ultimo album della band di Teramo incanta e commuove, e trabocca di quell'attitudine e di quella grazia che mi fanno sempre illudere possa esistere un mondo migliore, almeno un po'. (segue)
04. Young Scum - Lighter Blue (Pretty Olivia Records)
L’inaspettato ritorno indiepop dell’anno! Jangling guitars a tutta velocità, sempre in equilibrio tra equilibrio tra spensieratezza e malinconia. (segue)
03. Baseball Gregg - Briefs (La Barberia Records)
Lo sguardo dei Baseball Gregg non è mai stato banale o superficiale, ma in Briefs - l’album che, non a caso, segna il loro decennale di carriera - sembra avere raggiunto una chiarezza e una coerenza ancora superiore. (segue)
02. The Umbrellas - Fairweather Friend (Slumberland Records / Tough Love Records)
Semplicemente, dieci canzoni che racchiudono tutto quello che potrei desiderare di trovare in un disco indiepop nel 2024! (segue)
01. Friko - Where We've Been, Where We Go From Here (ATO Records)
L'album di esordio della giovane band di Chicago è un'esplosione frenetica, trabocca di suono catartico, viscerale e raggiante, e ci ha mostrato come il linguaggio indie rock possa rinnovarsi e abbia molto da dire ancora oggi. (segue)
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POST SCRIPTUM:
Swan Lake dei Cindy è rimasto fuori da questa Top10 perché tecnicamente viene presentato come un EP, ma è sicuramente tra i dischi che ricorderò di quest'anno.
Se avessi ascoltato abbastanza compilation da stilare una Top10 a tema, al primo posto ci sarebbe con molta probabilità Two Two Seven della Prefect Records, meravigliosa continuazione di 14 del 2023.
Poi ci sono stati alcuni dischi che mi hanno fatto parecchia compagnia nel 2024, e che ho anche suonato diverse volte in radio, ma di cui mi dispiace davvero non essere riuscito a scrivere almeno un piccolo commento o un grazie su queste pagine (vedi alla voce "eterni buoni propositi per l'anno nuovo: scrivere di più"):
- James Jonathan Clancy - Sprecato
- Lunchbox - Pop and Circumstance
- Nap Eyes - The Neon Gate
- Qlowski - The Wound
- Shopfires - Shopfires
- The BV's - Taking Pictures Of Taking Pictures
- The Proctors - Snowdrops And Hot Balloons
- The Reds, Pinks and Purple - Unwishing Well
Per quanto andarsene di nuovo in giro con le Ian Fays vent'anni dopo sia stata un'esperienza da sogno, e anche se brindare con Nina Persson insieme a Fabio Merighi e agli Shout Out Louds in un surreale backstage a Mannheim è stato uno degli eventi più glamour della mia vita, devo dire che il mio concerto dell'anno è stato quello dei The Umbrellas al Supersonic di Parigi. Oltre a essere stata una serata perfetta per sound, attitudine, atmosfera raccolta, momento "Manuel Fantoni" da scrivere sul diario ("ehi, ci hanno detto che qualcuno sarebbe arrivato dall'Italia per vederci stasera, ma è impossibile, vero?!?"), quello che mi ha entusiasmato più di tutto è stato ricordarmi com'era partire all'improvviso per questi concerti in giro per l'Europa, vivere ventiquattro quarantott'ore soltanto intorno alla musica, e sentire di stare facendo la cosa giusta. Dovremmo tornare a farlo più spesso. Ci siamo capiti, 2025?
Infine, nella remota ipotesi che siate arrivati a leggere fino a qui, vi segnalo anche che la Classifica dei Dischi dell'Anno andrà in onda lunedì 6 Gennaio in una puntata speciale di "Memoria polaroid" a reti unificate con Poptones di Gabriele Savioli e Area Contaminata di Alberto Simoni, in una diretta fiume a partire dalle 20.30 su NEU Radio!
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